tarocchi con archetipi

Pubblicato il da verisimiglianze di Veronica Zizzari Harrach

Le case, gli amori, gli affetti, il calore, il dolore, l'angoscia, la rabbia, la gioia, la paura, l'erotismo.

 

Vi sono dei luoghi mitici che intrecciano queste esperienze, immagini, visioni, emozioni e rimandano, semplicemente, a me, essere del genere umano: non più una spia di feconda alterità, distanza, profondità, nobile comparazione, quasi vi fosse una brutta, la mia, copia ed una bella, l'immagine in sé di tali COSE.

 

Una sera, non diversa dalle altre, ero già nella mia parte di letto, a destra di Stefano, Giulio era accanto a me, dolcissimo, ed io, mentre aspettavo di alzarmi perché sono maestra nel dimenticarmi le piccole abitudini prima di chiudere la giornata, indugiavo, sotto la coperta calda ed un lenzuolo che sembra sempre troppo corto, poi un libro interessante scritto da un osteopata francese circa la connessione di alcune patologie, più o meno gravi, il centro della patologia e le emozioni, più o meno profonde.

 

Ora non so se egli ha usato, ad un certo punto, per la persona fegato, quale, forse, io sarei, la terminologia di archetipi sta di fatto, e qui è l'elasticità che mi riconosco, mi sono tornate alla mente alcune riflessioni, la più esemplare la strutturai anni fa mentre, sulle sedie, scomode, senza banco, mentre aspettavo che cominciasse una lezione di codicologia o affine, sì ero nel dipartimento di mondo antico, leggendo l'Orlando innamorato, mi accorsi ingenuamente che in perfette ottave e con dotti intagli classici ed eruditi richiami letterari le donne e l'amore erano presentate dal Boiardo attraverso metafore, simbologie ma non attraverso allegorie.

 

Ciò che mi lega al mondo medievale, indubbiamente, è la facilità di scorgere, silenziosamente, quasi impercettibilmente, la severità e l'austerità della forma che è partorita dalla sostanza con un richiamo allegorico e, mi prendo la responsabilità di azzardare, ciò ricorda o forse è un richiamo apotropaico, telosofico, teosofico.

 

 

Insomma queste donne erano, sono bellissime, gli amori, degni forse della eco cortese? suscitano pietà e commozione dato che, quasi sempre, l'alchimia stilnovistica che ad Amore corrisponde sempre Amore non può essere inseguita.

Non siamo qui in una canzone, nè in un sonetto, dunque già in questa attenzione stilistica e metastilistica si può intravedere una pregnanza poietica.

 

Ritornando ai miei tarocchi, come non citare Calvino, beh prendo spunto e riuso l'immaginario onirico, nel gioco tra semiveglia e scoperta bellissima vi è la folgorazione che QUELL'archetipo è (stato) incarnato nella mia vita, esso non è lontano da me esso è in me, io ho costruito le mie fondamenta in esso e, forse nella cantina?troverò le chiavi, da qui la penombra, la semicoscienza.

 

Siccome mi piace esser kantiana, un critico mi chiamò così in una conferenza importante presso la Biblioteca del Burcardo, penso che il luogo del gioco potrà esser anche, per me lo è, una deliziosa veranda odorata dal glicine sempreverde e l'affaccio sul mare Egeo,

 

Lì ci sarà la mia scuola Matteo Ricci, la campagna gli affetti stretti a campione direi, una memoria selettiva, mi prendo un'altra libertà: la Vita Nova è anche chiamata il Libro della Memora.

 

Ciò che non vi sarà? l'artificiosa caricaturalità. La vita onirica come quella "reale" segue vie dettate dallo Spirito.

 

Ciò che si guadagna nella mia veranda si guadagna anche nella affollatissima casa e viceversa, si lavora tra parigrado, da qui la forza ed il  potere di mutare il corso delle stelle.

 

 

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